Ceramiche







La ceramica è stata una passione improvvisa e sconvolgente, anche se difficile, dura e insidiosa nella pratica.
Spirituale e fisica, dolce e nervosa, misteriosa e terapeutica, suggestiva, imprevedibile, simbolica: la ceramica è insieme tutto questo. Tra terra acqua e fuoco, la ceramica ha il suo fascino nella fragilità, la stessa fragilità della nostra vita, del nostro destino, del nostro vivere e morire.
Fragile dunque, ma resa durissima dalle temperature vertiginose del fuoco che la cuoce, e poi liscia o porosa, vellutata e traslucida, opaca e satinata, fredda e calda. Si presta a realizzazioni estemporanee ma ha anche bisogno di rigore e di una esattezza estrema.
La ceramica è poetica , la ceramica può stregare. Per chi come me si sente precipitato nel mondo – forse senza avere nessun talento, capace solo di disegnare figure o lampade, o mescolare essenze e colori per realizzare vasetti o ciotoline inutili e forse stupide- la ceramica viene in aiuto: mi da un equilibrio, mi tiene al mio posto, ancorato alle cose.
Dalla terrazza della mia casa al settimo piano di un palazzo affacciato sul mondo, mentre realizzo inutili ceramiche, guardo questo mondo di gente ben vestita, con visi e scarpe ben lucidate, uomini e donne che entrano in grandi macchine che li portano sempre negli stessi posti, e che cercano e perdono continuamente chiavi e carte di credito; guardo uomini e donne con grandi case e grandi stipendi e che non riescono mai e mai a guarire dalle loro ferite.
Dal mio settimo piano, mentre anche io mi lecco le mie ferite, la magica ceramica mi aiuta a convivere con tutto quello che non sono riuscito a fare e che non faro’ mai, con tutto quello che non ho capito ne’ capirò mai, con tutto quello che ho perso per sempre.